I piccoli tornano a investire

La Motivazione cresciuta del 150% in un anno e piccole e micro aziende del territorio varesino hanno di uovo la forza per investire, dopo le grandi prove del Covid, dei rincari energetici e delle materie prime. A dimostrarlo sono i dati sui primi sei mesi dell’anno di Confidi Systema!, il gigante delle garanzie che aiuta il tessuto imprenditoriale a ottenere credito. «Analizzando i dati aggiornati a fine giugno, notiamo che le Pmi hanno deciso di investire e a questo scopo chiedono credito – spiega Carlo Morichini (nella foto), responsabile Area commerciale di Confidi Systema!, l’ente di sostegno al credito fondato nel 1959 e perno nel 2016 della fusione (unica nel suo genere in Italia) di cinque confidi intersettoriali lombardi di artigiani, agricoltori e industriali -. In particolare vale per artigianato e servizi, per lo più da parte di piccole dimensioni che cercano una possibilità per sviluppare il proprio business e stare al passo con i tempi. Tanto è che vero che il maggior numero di linee di credito registrate è per investimenti, con una crescita del 150% rispetto al 2022. Il campione più rappresentativo è quello delle società fra 250mila euro e 1 milione di fatturato, mentre arriviamo quasi alla totalità del campione allargando fino a 2,5 milioni». Numeri importanti che rappresentano una fotografia sullo stato di salute delle imprese che si sono rivolte al Confidi per avere risorse e programmare la loro crescita. Ebbene, che cosa chiede il mondo imprenditoriale varesino? Confidi Systema! nella prima metà dell’anno ha gestito 23 milioni di euro per 330 operazioni, con una diversificazione in termini di banche coinvolte, da quelle a caratura nazionale a quelle di credito cooperativo. La classe più popolata e che ha una raccolta di 13 milioni di euro sui 23 totali è appunto rappresentata da aziende fra 250mila euro e 2,5 milioni di fatturato. Significa dunque che in oltre la metà dei casi siamo davanti a piccole e medie realtà. Lo chiarisce un altro dato: 4,5 milioni di euro sono stati concessi a società con meno di 250mila euro di fatturato. Il settore economico più rappresentato è l’a rtigianato (13 milioni di euro), seguito dall’industria (5 milioni) e da commercio e servizi (5 milioni, 3,6 il primo, 1,5 i secondi). Dal punto di vista tecnico, le linee più diffuse sono quelle a breve termine per smobilizzare i crediti, anticipo fatture, import (16 milioni di euro), mentre 6,5 milioni si concentrano nel medio termine o per investimenti o per liquidità. « L’importo medio, il taglio delle operazioni, è fra i 100mila e i 250mila euro e questa fetta copre 7 milioni di erogato – spiega ancora il responsabile commerciale dell’ente di garanzia -. Dobbiamo poi considerare che su 330 domande, ben 214 sono sotto la soglia dei 50mila euro. Insomma, parliamo di piccole imprese che chiedono importi ridotti e a breve termine e che però, appunto, mostrano di voler investire e guardare al futuro». Un tessuto sano che resiste, seppur in modo diverso a seconda delle prove affrontate in questi mesi e anni: «Lo notiamo anche analizzando i bilanci 2022 – precisa Carlo Morichini -. Molte imprese hanno chiuso con numeri brillanti e sono quelle che hanno saputo intercettare bene la domanda ripartita, resistendo alle due grandi variabili dei rialzi energetici e delle materie prime. Altre invece mostrano la difficoltà di trovare questo equilibrio e fanno molta più fatica». Proprio per fronteggiare queste difficoltà è aumentata la richiesta di consulenza a livello complessivo, per business plan, monitoraggio della centrale rischi e bilanci economico-finanzari. «Questa situazione deriva anche dalle nuove regole per le banche stabilite dall’Eba, l’European Bank Authority. Le aziende sono chiamate a misurarsi in termini di mercato creditizio sui flussi di cassa prospettici, cioè devono avere strumenti adeguati per misurare i rendiconti finanziari. Non basta il business plan, non basta l’analisi dello stato economico ma ci vuole una rendicontazione finanziaria. Possiamo dire che servono strumenti per misurare la “p r e ss i o ne ” aziendale, l’equilibrio economico, patrimoniale e finanziario. Il tutto legato alla centrale rischi sempre più severa, per cui bisogna essere affidabili e forti. Molte piccole realtà possono essere spaventate da questa maggior severità europea e il nostro compito è di aiutarle in questo passaggio, altrimenti rischiamo di avere molte imprese in difficoltà a rispondere a certi parametri, con la conseguenza di risultare troppo onerose da finanziare. Ora quindi si torna alla normalità dopo molti problemi internazionali, fra rialzo dei tassi e regole ferree per ottenere credito, con la prospettiva della fine entro l’anno della garanzia statale e la necessità di rimborsare i crediti ottenuti». 

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